Come ho montato un documentario (in remoto) durante una pandemia.

Michelangelo Torres
5 min readNov 19, 2020

Il Covid-19 ha cambiato le nostre vite incidendo su vari aspetti del nostro quotidiano, tra cui quello lavorativo, su questo non ci sono dubbi.
Lavorando spesso con l’estero, lo smartworking o il remote working non sono una novità assoluta, per quanto mi riguarda e negli anni ho adeguato il mio flusso di lavoro a questa modalità che fino a pochi mesi in Italia fa veniva guardata con sospetto.

Di recente ho completato il montaggio ed il grading di ‘The Spirit of Camden’, un documentario delle durata di ventotto minuti e proprio la lunghezza del progetto e la ragguardevelo quantità di girato sono stati gli aspetti più sfidanti del progetto.

IL PROGETTO

‘The Spirit of Camden’ è il primo episodio di ‘How Does It Sound?’, una serie di documentari, prodotta dall’agenzia londinese Seven/Eight Studio, che racconta le città attraverso i luoghi in cui si fa musica, le storie personali dei musicisti e le sonorità che contraddistinguono le città stesse. Per chi volesse approfondire, qui c’è il sito web dedicato al progetto.

Il poster ufficiale creato da Carlo Polisano

ORGANIZZARE IL GIRATO

Diretti dal regista Carlo Polisano, Benjamin Legget (DoP), Andrea Pasqua (first AD), Virginia Malavasi (filmmaker) e Holly Xue (filmmaker) hanno girato il documentario utilizzando varie camere: Canon C100, Canon 6D e Panasonic GH5.
Oltre alle interviste ed ai b-roll, sono state effettuate delle riprese durante un concerto tenutosi allo Spiritual Bar di Londra a cui hanno partecipato i musicisti coinvolti nel progetto.

Foto di backstage scattata da Carlo Polisano
Un estratto del live event

Il documentario è stato montato con Final Cut Pro X e la catalogazione del girato attraverso le keyword collection è stata utilissima quando si è trattato di organizzare le varie clip.
Ho creato innanzitutto dei sottogruppi basandomi sui sei protagonisti che a loro volta, erano suddivisi in base alle situazioni (intervista, esibizione, concerto) ad esempio: in ‘Amy & The Calamities Live Performance’ ho incluso le clip registrate durante l’evento live, in ‘Amy interview’ c’è il girato dell’intervista’ e infine in ‘Amy music’ ho raggruppato delle clip in cui esegue dei suoi brani nel post-intervista; lo stesso procedimento è stato seguito per tutti gli altri musicisti.

Un altro sottogruppo è quello legato all’evento live, che ho denominato ‘Event B-Roll’ in cui vi sono clip dei musicisti off-stage, immagini del pubblico e della location e quelle dei musicisti che si sono esibiti durante l’open mic night.

Oltre a questi due sottogruppi c’erano anche le keyword collection che uso anche in progetti meno complessi: ‘b-roll wide’, ‘b-roll medium’, ‘graphics’ ecc.. Questa suddivisione del girato mi ha agevolato nella ricerca dei b-roll più adatti e nell’individuare il girato da utilizzare nei vari momenti del documentario, in cui vi è un’alternanza di interviste e musica dal vivo.

Le keyword collection attraverso cui ho organizzato il girato

MONTAGGIO

Il documentario è struttarato in quattro capitoli più una intro e dunque ho adattato l’editing allo script del regista Carlo Polisano, mentre per quanto riguarda le storyline, nella primary ho inserito intro ed interviste, mentre nelle secondarie ho inserito rispettivamente ‘b-roll’, ‘music’ (esibizioni dei musicisti) e ‘soundtrack’, aiutandomi in questo con i ‘roles’ che, anche visivamente, mi hanno aiutato a tenere il ‘project’ principale, quello in cui ho montato il documentario vero e proprio, in ordine.
Oltre al ‘project’ contenente il montato del documentario, ne ho creati altri per le singole interviste, i teaser ed il trailer.

I role hanno fatto sì che la timeline rimanesse in ordine
I vari progetti creati per interviste, teaser, trailer ecc.

COLOR GRADING

Il color grading inizialmente doveva essere fatto in DaVinci Resolve, ma visti i miglioramenti che Apple ha apportato al comparto color di Final Cut, ho deciso di continuare a lavorare con lo stesso software con il quale ho effettuato il montaggio, con l’ausilio di Filmconvert quando si è trattato di rifinire la color con la grana da pellicola.

Per quanto riguarda il film look, mi sono ispirato alla pellicola Fuji 3513, riducendo il contrasto ed intervenendo sull’intensità e la saturazione dei gialli, dei rossi e degli arancioni, mentre ho dato un leggero risalto alle tonalità verdi, blue e celesti. Per le foto in bianco e nero presenti nel documentario ho invece usato il preset di Final Cut.

Il look ispirato alla Fuji3513 di ‘The Spirit of Camden’

REVISIONI

Come detto, la post-produzione del documentario è avvenuta durante la pandemia legata al Covid-19, inoltre il regista Carlo Polisano risiede a Londra mentre io vivo a Torino, dunque è stato necessario usare una piattaforma online come Frame.io per revisioni e note di editing, cosa che faccio molto spesso in quanto la quasi totalità dei miei lavori è commissionata dall’estero.

Frame.io è stato fondamentale per le revisioni

CONCLUSIONI

Personalmente questo lavoro, oltre ad essere stato stimolante dal punto di vista creativo, mi ha aiutato a tenere la mente occupata in un periodo complicato come quello legato al Covid-19, inoltre Final Cut si è confermato un’ottimo compagno di lavoro (sia per il montaggio che per la color) ed in particolare è stato fondamentale quando si è trattato di organizzare le svariate ore di girato.

Per quanto riguarda ‘The Spirit of Camden’, l’idea è quella di proporlo in giro per i festival, in attesa del nuovo episodio di ‘How Does It Sound’.

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Michelangelo Torres

Filmmaker, colorist, and motion graphic designer with a keen interest in short documentaries and brand films. My works at www.michelangelotorres.net